"Abito un’utopia imposta che non è la mia. I miei nonni si sacrificarono e i miei genitori consegnarono i loro migliori anni. Io, la porto sopra le spalle senza potermela scrollare di dosso. Alcuni che non la vivono tentano di convincermi – da lontano – che devo conservarla. Senza dubbio, risulta alienante vivere un’illusione estranea, accollarsi il peso di ciò che altri sognarono.
A coloro che mi imposero – senza consultarmi – questo miraggio, voglio avvertirli, da subito, che non penso di lasciarlo in eredità ai miei figli". Yoani Sánchez
Mentre l’Unione Europea si compatta contro la vile aggressione russa a sfavore della sovranità del popolo ucraino, l’Associazione di Amicizia Italia-Cuba fomenta l’appoggio al terrorismo sottoscritto dal governo cubano.
Nel recente corteo del 1° maggio all’Avana, l’Associazione di Amicizia Italia-Cuba ha sfilato insieme alla dirigenza castrista sfoggiando la bandiera russa con la Z, simbolo dell'esercito russo di Putin nella sanguinaria guerra in corso, in linea con la posizione filorussa del governo cubano e la politica aggressiva del governo di Mosca. Un paradosso da non poco, nei momenti in cui in Italia si è scatenata una vera e propria bufera con richiesta di dimissione bipartisan contro Vito Petrocelli, presidente della Commissione Esteri del Senato, per un tweet vergognoso alla vigilia del 25 aprile, in cui utilizzava la Z maiuscola, postato sul proprio profilo.
L’Associazione di Amicizia Italia-Cuba è una organizzazione ben affermata nel territorio italiano con sede legale a Milano dal 1961 e conta con più di 60 Circoli in tutta la penisola italiana che rispondono agli interessi dell’ICAP (Istituto Cubano di Amicizia con i Popoli), all’Ambasciata e ai Consolati di Cuba in Italia.
Il loro statuto, che dice “ispirarsi agli ideali della Resistenza italiana e della Rivoluzione cubana, ai principi della solidarietà, dell'uguaglianza e della fraterna collaborazione tra i popoli, contro ogni forma di razzismo e di oppressione, per la salvaguardia dei diritti umani collettivi e individuali, per il consolidamento della pace nel mondo”, è in palese contraddizione con le loro azioni affianco del terrorismo, com'è il caso del sostegno al massacro in atto in Ucraina per parte dalla Russia.
In realtà dietro l’organizzazione di viaggi a Cuba, la gestione di attività culturali, il 5 x mille e le quote associative, le iniziative tese alla firma d’accordi per finanziare progetti nell'isola e gli invii “d’aiuti umanitari” che arrivano soltanto alla dirigenza, e vanno a rifornire gli ospedali esclusivi per loro (come si può costatare dalla stessa informazione del regime), l’associazione Italia-Cuba ha il compito in Italia di zittire gli oppositori cubani che si esprimono per una transizione democratica e manifestano contro gli abusi della dittatura in territorio italiano.
Di fatto, Ambasciate e consolati della più grande delle Antille fungono da copertura per la vasta rete che l'Intelligence del Ministero dell'Interno dispiega in molti paesi con l'obiettivo di ottenere informazioni di interesse per L'Avana, sia per la sua sopravvivenza come regime che come una risorsa importante per influenzare importanti decisioni internazionali e a questo scopo contribuiscono le Associazioni vincolate al governo dell’Avana che operano in molti paesi.
Sono parecchie le denunce di violenza contro le persone, compiute dai circoli dell’Associazione Italia- Cuba nei convegni in cui alcuna voce discordante si è azzardata a contrapporre le “verità” spacciate da loro per mantenere gli stereotipi riguardo il paradiso cubano. Cuba scatena un ancestrale complesso, spegnendo il coraggio morale di recidere l’albero genealogico del mito. Ci si ostina a sognare la rivolta contro il sanguinario despota Fulgencio Batista, i quaderni del Che, l’utopia caraibica di bandiere, l’embargo, machete, mojito, Buena Vista Social Club, ignorando la realtà.
Le direttive dei Circoli della AAIC, viaggiano spesso all’isola tante volte gratis, ospitate nelle Case di Protocollo in cui vivono una vita parallela di privilegi, visite a luoghi riservati a pochi, eventi celebrativi, rum, sigari, donne ed incontri con i pezzi grossi della rivoluzione, tornando in Italia carichi e disponibili a ribadire un supporto condizionato per l’opportunismo, senza sé e senza ma. I più vecchi conservano con riservatezza le foto insieme a Fidel Castro nel Palazzo della rivoluzione scattate durante reception a loro dedicati.
Dopo anni di sofferenza e di esilio massiccio dei cubani, di scarsità e sprofondamento dell’economia, di potere militare, di repressione e disuguaglianze sempre più marcate fra la cupola, le loro famiglie e le persone di a piedi, la favola è andata a sgretolarsi sempre di più e alcuni compagni hanno disertato la farsa in maniera discreta, di fronte alla valanga di prove degli abusi evidenziati con forza grazie all'utilizzo d’internet negli ultimi anni. La fotografia della quotidianità, i fatti eclatanti che costituiscono la vita di persone che lottano per vivere nella speranza forse del mai, l’incapacità di un governo fermo agli anni cinquanta sempre alla ricerca di nemici per giustificare il controllo politico-ideologico, hanno contribuito a smontare certi pregiudizi e idee distorte su Cuba.
Nonostante gli sforzi del regime per tessere una rete fitta utile al loro supporto, dentro Cuba con i delatori in ogni posto possibile per sorvegliare i dissidenti –social media compressi- e al di fuori dalle frontiere, con le Associazioni al servizio della salvaguardia del modello mono-partitico della mano e della risposta durissima se necessario, il declive è inarrestabile dinanzi all'azzeramento dei diritti umani e civili nel paese. Persino numerosi medici delle propagandate “Brigate sanitarie” cui servizi esporta Cuba all'estero, hanno denunciato il governo per le condizioni di schiavitù in cui sono costretti a svolgere il lavoro.
A ridosso delle imponenti manifestazioni del'11 luglio a Cuba, Gianni Riotta scrisse su Repubblica “Tanto nobile e solitaria è la causa dei cubani che ci si aspetterebbe, finalmente, che anche la sinistra italiana si unisse alle associazioni internazionali dei diritti civili, tutte, denunciando l’autunno castrista. Invece, oltre 60 anni dopo la battaglia del Capodanno 1958, a Santa Clara, che assicurò la vittoria a Castro e Che Guevara, prevalgono silenzio, indifferenza snob, cinismo anti-yankee e quando la notizia del movimento “Patria y Vida” rompe l’ipocrisia, la si imbeve di propaganda cubana, legando tutti i mali del regime all’embargo economico Usa.”
Lo scorso gennaio la vice ministra degli Esteri e della Cooperazione, Marina Sereni ha realizzato una missione breve ma intensa all'Avana al cui termine precisò «Abbiamo rinnovato il protocollo della cooperazione allo sviluppo con la firma di un Memorandum che prevede una spesa di 12 milioni di euro nei prossimi tre anni». Denaro cui il popolo non usufruisce in nessun modo.
La dittatura continua dunque, a ricevere dei soldi dal contribuente italiano per esercitare indisturbatamente i loro soprusi -sostenendo per giunta i terroristi- affiancata dagli stessi italiani che esibiscono la Z.
Ci chiediamo fino a quando dovremmo subire l’oltraggio.
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